Essere responsabili nei confronti di chi ha meno e ha più bisogno deve essere una priorità
Sono Lia Sulser, studentessa di Scienze politiche, Relazioni internazionali e Diritti umani all’Università di Padova, interessata alle tematiche ambientali e ad individuare l’impatto degli squilibri climatici sulle nostre vite. Ho realizzato un tirocinio al CSV di Padova e Rovigo e in questo contesto ho realizzato un approfondimento che raccoglie alcune riflessioni e dati che spero possano essere utili al dibattito. L’obiettivo è di presentare il punto di vista delle organizzazioni di volontariato, in un periodo di fragilità sociale ed economico e di proporre dei comportamenti che aiutino il nostro pianeta.
Da diversi mesi, sta avanzando in Europa una schiacciante crisi energetica, causata dall’enorme crescita del costo del gas e dell’elettricità. Di conseguenza moltissime imprese e famiglie italiane sono in ginocchio. Ma poco si sente parlare della sofferenza che stanno vivendo anche le Associazioni di volontariato e del Terzo Settore. Tali organizzazioni sono fondamentali per lo sviluppo di una società florida. Esse garantiscono servizi di welfare, volti a tutelare e difendere le persone in condizione di difficoltà economica e sociale e spesso vittime di diverse discriminazioni. Il rischio quindi è quello di interrompere le attività di solidarietà per l’aumento dei costi dell’energia, dei carburanti e delle materie prime.
“Si tratta di servizi di welfare fondamentali per la coesione sociale delle nostre comunità e che consentono un notevole risparmio per le casse dello Stato. Ci aspettiamo quindi interventi di sostegno per tutti, e che ci mettano nelle condizioni di concretizzare nuove possibili soluzioni, come era già stato chiesto ad esempio con l’attuazione dei decreti per la realizzazione delle comunità energetiche”. – Così è intervenuta la presidente di CSVnet Chiara Tommasini, proprio sulla questione del caro bollette per far capire quanto il mondo del volontariato abbia bisogno di un vero e proprio sostegno. Anche il presidente del CSV Marche, Simone Bucchi, ha espresso la sua opinione, dichiarando che siamo in sofferenza esattamente come il mondo produttivo e oggi per erogare servizi alle persone o tutelare l’ambiente o fare tutte le altre importanti attività di cui ci occupiamo, dobbiamo anche gestire le conseguenze di questo aumento. Occorrono priorità ben chiare nelle politiche di ripresa. (https://csvnet.it/who-we-are/144-notizie/4496-caro-bollette-csvnet-a-rischio-il-volontariato-non-escludetelo). Altre testimonianze di malessere provengono da ulteriori associazioni marchigiane. Un senso di preoccupazione è profondamente sentito all’interno di associazioni locali, come Anffas Fermana, Montegiorgio e Fermo, cioè un’associazione che si occupa della tutela dei diritti di persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo e delle loro famiglie. Il presidente dell’ente, Fortunato Cutini, ha espresso il suo forte timore perché l’amministrazione locale non sa ancora se potrà rimborsare le utenze, a fronte delle spese raddoppiate che deve sostenere in tutte le sue strutture. Tale associazione organizza laboratori di cucina e cucito con sede in una scuola, dove è convenzionata con il Comune. Inoltre ha intenzione di avviare un ulteriore centro in una biblioteca vicina, ma si tratta purtroppo ancora di una idea molto precaria e provvisoria, perché finanziare le attività con le raccolte fondi è molto faticoso. Anche Auser Marche, associazione che gestisce diversi progetti nei vari circoli culturali, manifesta la sua sofferenza. Spiega il presidente Antonio Marcucci: “Registriamo uno scenario pessimo e che ha tutta la prospettiva di andare peggiorando. Intanto a livello sociale, perché gli anziani che frequentano i nostri circoli ci trasmettono grande apprensione di non riuscire a pagare più le bollette. E poi i problemi sono seri anche per i circoli stessi e per il servizio di trasporto sociale ad esso collegato, che operiamo coi nostri mezzi in forma gratuita. Le difficoltà sono soprattutto per quei circoli non convenzionati con gli enti locali e che non ricevono finanziamenti, concentrati nel sud delle Marche, in zone strategiche per contrastare lo spopolamento. Dopo la pandemia sono diminuiti gli iscritti, gli anziani hanno ancora paura del contagio e senza essi vengono meno le donazioni, fondamentali per finanziare anche il trasporto sociale”.
Inoltre, un’altra realtà che rivela l’apprensione per questa crisi energetica, è Anpas Marche, il cui presidente Andrea Sbaffo afferma: “La situazione è molto seria per le nostre 43 associazioni federate. In alcuni casi le utenze dell’energia elettrica sono raddoppiate. E noi offriamo servizio h24, senza poter mai spegnere la luce. Stesso difficilissimo problema con il carburante, con aumenti importanti, e quella è per noi una spesa quotidiana, su cui non ci possono essere delazioni. È vero che ci viene rimborsata dall’Asur, ma il credito arriva anche dopo tre anni. Come riusciamo a sostenerci intanto? Chiediamo almeno che si accelerino i tempi di rimborso. Per luce, acqua e gas invece abbiamo un tetto di spesa che ci viene rimborsato e che di certo non sarà più sufficiente. Eravamo già a filo prima della crisi energetica”. (https://www.csvmarche.it/ultime-notizie/volontariato-in-affanno-per-rincari-energia-csv-marche-e-associazioni-occorrono-priorita-ben-chiare-nelle-politiche-di-ripresa)
Ci spostiamo in Veneto, in cui, per festeggiare i 25 anni di attività, la coordinatrice del CSV di Verona, Cinzia Brentari, approfitta dell’evento per evidenziare come anche il volontariato ha delle spese, delle sedi e delle strutture all’interno delle quali accoglie le persone. Anche questo settore è necessariamente colpito da questi rincari. Brentari chiede quindi ai coordinamenti nazionali di dirigersi a Roma per pretendere che all’interno dei ristori ci sia anche il volontariato. (https://telechiara.gruppovideomedia.it/it/on-demand/telegiornali/tg-news-seconda-edizione-1?id=71591&clip=71592). Il governo, la politica deve prendere atto del ruolo cruciale del Terzo Settore. In questo momento di grave fragilità economica è necessario un maggiore riconoscimento e misure di sostegno delle realtà non profit contro il caro-bollette.
Un esempio di enti particolarmente colpiti nel territorio padovano è l’associazione Mimosa, che opera nell’ambito dell’integrazione sociale delle persone in stato di disagio ed emarginazione sociale, con particolare attenzione alle persone che si prostituiscono, vittime di traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale o lavorativo, minori e giovani adulti in specifiche condizioni di vulnerabilità. Infatti l’associazione ha riferito che la spesa per le bollette del gas del periodo gennaio-settembre del 2021 sono state di 3.500,00 euro, mentre quelle di quest’anno sono aumentate a 5.200,00 euro; il conto della luce dell’anno scorso è stato di 1.750,00 mentre quest’anno di 2.100,00. L’ipotesi della diminuzione di queste realtà sociali, come Mimosa, provoca una carenza di servizi che ricade soprattutto sui più deboli, già colpiti dal carovita, e quindi ad un aumento esponenziale della disuguaglianza sociale. Guardando al di fuori dell’Italia, emergono attività interessanti che possiamo imitare. È importante ad esempio citare la valida iniziativa, pensata ed attuata in Gran Bretagna, chiamata “Warm Welcome Campaign”. Si tratta di una proposta significativa che potrebbe ispirare associazioni di territorio locali più vicine a noi. E’ una campagna che aiuta le comunità a rispondere alla crisi del costo della vita. Il modo di operare è quello di organizzarsi anche con altre associazioni, costruire posti sicuri e caldi e accogliere le persone che fanno fatica a riscaldare la propria casa, durante l’inverno. Tutti devono avere il diritto di abitare in una casa calda, sicura e confortevole. Ogni luogo di accoglienza sarà gratuito; provvisto di riscaldamento e di bevande calde; ospitale, aperto e non discriminatorio, dove tutti possono sentirsi a proprio agio; infine sarà un posto protetto e inclusivo (https://www.warmwelcome.uk/).
Una possibile corda a cui aggrapparsi potrebbe essere il cosiddetto decreto legge Aiuti ter, entrato in vigore il 24 settembre di quest’anno, con il quale il Governo ha adottato nuove misure urgenti in materia di politica energetica nazionale, produttività delle imprese, politiche sociali e per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). L’art. 8 comma 1 del decreto-legge 144/2022 stabilisce che al fine di sostenere gli enti del terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti che gestiscono servizi sociosanitari e sociali rivolti a persone con disabilità, a fronte dell’aumento dei costi dell’energia termica ed elettrica nel terzo e quarto trimestre del 2022, è istituito un apposito fondo, con una dotazione di 120 milioni di euro per l’anno 2022, per il riconoscimento di un contributo straordinario calcolato in proporzione ai costi sostenuti nell’analogo periodo 2021. Il comma 2 dell’art. 8 prevede inoltre per gli enti iscritti al RUNTS o comunque coinvolti nel processo di trasmigrazione e per le Onlus iscritte nella relativa anagrafe, che non sono incluse nella misura descritta in precedenza, un fondo di 50 milioni di euro per garantire un contributo straordinario in relazione ai maggiori oneri sostenuti nel 2022 per acquistare la componente energia e il gas naturale, calcolato in proporzione agli analoghi costi del 2021 (https://www.cantiereterzosettore.it/dl-aiuti-ter-fondi-caro-energia-terzo-settore/).
Si tratta di una crisi che va oltre la politica: è una problematica morale. Essere responsabili nei confronti di chi ha meno e ha più bisogno deve essere una priorità. Ogni Paese ha il bisogno vitale di un tessuto sociale e culturale ricco, ciò è possibile se il Terzo Settore vanta di maggiori finanziamenti da parte dello Stato, e soprattutto di partecipazione da parte dei cittadini. Gli enti di volontariato e di solidarietà fanno sì che la parte di popolazione più bisognosa non si senta esclusa, permettendo di costruire una comunità inclusiva e unita. Tali organizzazioni producono servizi indispensabili su cui molte persone contano. Ma molte realtà associative rischiano di interrompersi o persino scomparire a causa di questa grave crisi energetica. Ognuno di noi può modificare il proprio comportamento attraverso piccoli accorgimenti, probabilmente già noti a noi. Possiamo mettere in atto contromisure, all’interno delle mura domestiche, come ad esempio chiudere l’acqua del rubinetto quando non la usiamo; diminuire il riscaldamento, chiudere le porte e finestre, preferire mezzi di trasporto pubblici o la bicicletta per le tratte più corte; staccare la spina degli elettrodomestici quando non vengono utilizzati. Nei vari uffici, se c’è la possibilità, si dovrebbero cambiare gli strumenti come stampanti o telefoni con quelli di ultima generazione. Molte di queste misure le conosciamo da molti anni, ma non sono mai state così importanti come per questi ultimi mesi. Oltre a questi piccoli ma concreti comportamenti, vi sono quelli che richiedono maggiori interventi e impegni. Le modifiche a lungo termine, più radicali sono più difficili da mettere in atto. Si tratta ad esempio di ristrutturare le sedi delle varie associazioni, ma questo risulta difficile e il motivo è che spesso questi spazi non sono di proprietà, oppure sono comodati d’uso. Per un minore consumo di energia elettrica, può essere conveniente installare pannelli solari. Ma si tratta comunque di ipotesi poco fattibili. Nonostante ognuno di noi possa agire con senso civico, sono necessarie più che mai politiche di sostegno, di ripresa da parte del governo. Il Terzo Settore non può più essere lasciato da parte.