Il progetto “Per Padova noi ci siamo” in corso è una grande testimonianza di solidarietà e attivazione della cittadinanza.
L’interesse del Centro Servizi Volontariato di Padova, è valorizzare questa grande partecipazione e capitalizzare l’esperienza.
Per questo in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università degli studi di Padova, è stato attivata un’indagine che si prefigge di approfondire le motivazioni che hanno spinto i molti volontari che hanno aderito all’appello del progetto e capire se l’esperienza del progetto, durante il periodo di emergenza Covid-19 li ha motivati a proseguire attività di volontariato anche in futuro, a conclusione dell’emergenza.

IL PROGETTO:

L’epidemia di Covid-19 è un’emergenza di sanità pubblica che ha una serie di conseguenze sulle comunità locali e nazionali. Una grande fascia di popolazione si è trovata improvvisamente in una situazione di bisogno che ha messo in difficoltà i servizi sociali e sanitari delle amministrazioni locali. Per rispondere a tali esigenze si sono attivate spontaneamente molte forme di solidarietà e volontariato e in particolare a Padova nello scorso mese oltre 1000 persone hanno dato la propria disponibilità all’Amministrazione Locale per azioni di volontariato: progetto “Per Padova noi ci siamo” gestito dal Centro Servizi Volontariato (CSV). Padova, inoltre, è capitale Europea del volontariato 2020 e quindi costituisce un laboratorio naturale di osservazione e studio delle dinamiche pro-sociali. Secondo una recente revisione della letteratura (Whittaker et al., 2015), durante crisi ed emergenze sono i cittadini a prendersi cura di chi è in difficoltà a sostegno dei servizi e a volte anche sostituendosi ad essi. Questa forma di volontariato può essere definita come “informale” ed identifica i cittadini comuni che offrono il loro tempo, le loro capacità e le loro risorse per aiutare gli altri in tempi di crisi (Whittaker et al., 2015). Inoltre, il “volontariato informale” può essere: “in emergenza”, comprendendo quelle persone che preferiscono mettere in atto azioni altruistiche legate a singole situazioni o manifestazioni senza aderire ad associazioni (Barraket et al., 2013); o “esteso” se si riferisce a gruppi ed associazioni strutturate (non con funzioni di emergenza o di disastro) che però estendono le loro attività in tempi di crisi (Twigg, 2001). Negli ultimi 10 anni il fenomeno del volontariato “informale” è cresciuto in modo esponenziale, diventando la forma prevalente di volontariato tra i giovani (Meneghini et al., 2017). Le organizzazioni di volontariato devono quindi capire i bisogni e le motivazioni dei giovani volontari per garantire un futuro alla propria organizzazione e nel contempo sostenere le comunità locali promuovendo alti livelli di capitale sociale (Vieno & Santinello, 2006). Infatti, tentativi di integrare i volontari “in emergenza” nelle organizzazioni strutturate possono rivelarsi fallimentari, rischiando di perdere il rilevante contributo che le forme di volontariato informale apportano alla gestione delle emergenze. La letteratura suggerisce la necessità di studiare e sperimentare nuove strutture organizzative per gestire il volontariato “in emergenza”. Tale sperimentazione è necessaria per sviluppare modelli più inclusivi di gestione delle emergenze che sfruttino le capacità e le resilienze all’interno delle comunità (Whittaker et al., 2015). Inoltre, la letteratura sulle motivazioni al volontariato è molto controversa (Marta & Alfieri, 2017), a partire dal modello di Horton-Smith (1981) che distingueva tra motivi egoistici (limitati a quelli che riguardano tangibili vantaggi) e motivazioni altruistiche (associate a vantaggi immateriali) per giungere al modello funzionalistico di Clary et al. (1986). Se è già noto che traumi collettivi favoriscono solidarietà, identità collettiva, partecipazione civica e attivazione di comportamenti pro-sociali (Garcia & Rime, 2019), è ancora poco chiaro se questi atteggiamenti si trasformino nel tempo in forme di volontariato più strutturato. Rimane, quindi, inesplorato l’ambito dei fattori che possono favorire il passaggio da volontariato “in emergenza” a forme di volontariato più strutturato. Inoltre appare importante sperimentare forme di gestione del volontariato in situazioni di crisi. In questo senso, si ritiene che il modello del progetto “Per Padova noi ci siamo” possa costituire un case study per attivare delle riflessioni per proporre una nuova modalità di gestione di questa forma di volontariato a livello nazionale ed internazionale.

OBBIETTIVI:

Il presente progetto, svolto in collaborazione con il CSV di Padova, ha gli obiettivi di:

  • Studiare le motivazioni di chi ha dato la disponibilità a svolgere attività di volontariato per il progetto “Per Padova noi ci siamo”, e valutare se questa esperienza si traduca nella disponibilità a continuare in futuro con forme di volontariato più strutturato;

  • Capire possibili fattori (senso di comunità, atteggiamento politico, fiducia negli altri e nelle istituzioni, resilienza individuale) che possono aver favorito la partecipazione al progetto “Per Padova noi ci siamo” e la disponibilità a continuare in futuro;

  • Indagare quali siano le caratteristiche che distinguono il gruppo di volontari “in emergenza”, che han quindi dato la disponibilità solo per l’emergenza Covid-19, dal gruppo che svolge volontariato “esteso”, facenti già parte di associazioni o gruppi di volontariato ma che hanno esteso le loro attività durante il periodo di emergenza.

  • Capire punti di forza, di debolezza e la generalizzabilità del modello sperimentato durante l’emergenza dal CSV ad altri contesti e forme di emergenza.

Per raggiungere questi obiettivi verrà utilizzata una metodologia mixed methods in quattro fasi:

1– Survey online con misure auto-riferite a tutte le persone che han dato disponibilità per svolgere volontariato al progetto “Per Padova noi ci siamo”;

2– Interviste semi-strutturate a un campione sorteggiato dal precedente gruppo, e ai coordinatori dei gruppi di volontariato;

3– Survey online con misure auto-riferite ai partecipanti della fase 1 a distanza di nove mesi;

4– Interviste semi-strutturate al personale del CSV implicato nel progetto “Per Padova noi ci siamo”.

La survey online andrà ad indagare i seguenti costrutti: motivazione al volontariato con associazione di parole e la scala Community Service Self-Efficacy (Harp et al., 2016); se siano volontari “in emergenza” o “estesi”; senso di comunità attraverso la versione italiana del Multidimensional Territorial Sense of Community Scale (Prezza et al., 2009); percezione di gravità della situazione legata al Covid-19 (Wang et al., 2020); crescita post crisi tramite la versione italiana del Posttraumatic Growth Inventory (Prati & Pietrantoni, 2014); rilevanza del Covid-19 (se la persona ha avuto sintomi influenzali, ha fatto il tampone, ed eventuale diagnosi di Covid-19); resilienza, tramite la scala Connor-Davidson Resilience Scale (Scali, et al., 2012), fiducia generalizzata (ISTAT, 2018), fiducia nelle istituzioni, impegno politico e civico (Meneghini et al. 2019); intenzione al volontariato in futuro tramite item elaborati ad hoc. Nel tempo 2, oltre ai costrutti presentati verrà indagato se l’intenzione ad impegnarsi in attività di volontariato espressa al tempo 1 si sia manifestata in comportamenti effettivi al tempo 2. Le interviste (relative al punto 2) serviranno come approfondimento dei dati quantitativi della survey sui temi di: motivazione al volontariato, rapporto con la comunità, come hanno vissuto l’esperienza di volontariato emergenziale e il rapporto con il CSV. Le interviste (relative al punto 4) riguarderanno gli obiettivi del progetto “Per Padova noi ci siamo”, come è stato strutturato, quali risultati sono stati ottenuti e i punti critici in relazione alle risorse attivate, analogamente al modello SWOT analysis (Hill & Westbrook, 1997).