Sembra naturale che donne e uomini, in parte diversi per anatomia e fisiologia, siano oggetto di cure specifiche quando si ammalano. E invece fino alla fine del ‘900 non è stato così. Silvia De Francia, farmacologa clinica e ricercatrice all’Università di Torino nonché divulgatrice scientifica su temi di farmacologia e medicina di genere, nel suo libro “La medicina delle differenze. Storie di donne, uomini e discriminazioni” (Neos Edizioni 2020) propone informazioni e riflessioni scientifiche, storiche e giuridiche, sul lungo percorso verso l’equità della cura. Per raggiungerla, infatti, c’è ancora molto da fare.
«Il sesso è come nasciamo, il genere è quel costrutto molto più ampio di attitudini, educazione e socialità che costruisce la nostra persona nell’arco della vita; è poliedricamente sfaccettato considerando le accezioni sociali, culturali, economiche ma anche l’habitat – spiega la dottoressa De Francia – Uomo, donna, gender fluid: occorre prendersi cura e farsi carico considerando tutte le variabili».
La necessità di una medicina più attenta e orientata al genere è sancita dalla legge 3/2018 “Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della Salute”, legge che garantisce per la prima volta in Italia che la medicina venga orientata al genere in tutte le sue applicazioni a livello nazionale, sia nella sperimentazione clinica dei farmaci (art. 1), sia per tutto il percorso clinico (art. 3). Il decreto trova attuazione nel Piano di attuazione licenziato nel 2019.
Ma esistono farmaci per donne?
«Per i nuovi farmaci si cerca di fare trial sulle donne, ma il modello femminile è sempre assente fino a metà anni ’90, quindi per i farmaci fino al 2000. Ad oggi il pano per la medicina di genere italiano impone parità, ma il maschile più facile da maneggiare perché uguale per tutta la vita. Le età delle donne invece chiedono più attenzione a causa della variazione ormonale che la accompagna» spiega De Francia che ci ricorda come «nella medicina e nella cura le differenze di genere vanno sottolineate. Si devono abbattere nel sociale (reddito, opportunità, etc,) ma devono essere considerate nella cura per evitare effetti collaterali indesiderati o tossicità».
Formalizzare l’inserimento del concetto di “genere” in medicina è un atto indispensabile a garantire ad ogni persona la cura migliore perché rispettando le differenze si arriva alla personalizzazione delle terapie.
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